Il senso arriva in zona Cesarini
“Getting moderately smart, and moderately crafted. How to be Thirty.”
Se questo drama riesce a risparmiarsi una completa Caporetto lo deve solo alla tagline conclusiva, che sbuca a sorpresa fra i titoli di coda dell’ultimo episodio. “Non ti credere di diventare adulto, a 30 anni sarai appena appena più sveglio di quando ne avevi 20”: dopo 15 episodi in discesa libera regista e sceneggiatrice rassegnano le armi; non è colpa del soggetto, c’est la vie.
Tralasciando la provvidenziale epifania finale, HTBT cammina sulle uova già dall’episodio 10, incasinando psiche e sentimenti dei suoi protagonisti in modo completamente inverosimile. Peccato, perché l’idea di partenza è buona, i primi episodi avvincono (complice l’insolita durata di 20 minuti), il cast convince, le attrici sono pure vestite bene. Però davvero la relazione fra Seo Ji-won e il suo main leader è un mix di Lady Vendetta e un dramma borghese dell’Ottocento. Per non parlare della coppia n. 2, vivacizzata da un affascinante toy boy profondo d’animo e infante nei modi, che non sarebbe credibile neanche se lo show si ambientasse al quartier generale dell’ACR.
Insomma, un’occasione persa di cui consiglio la visione solo alle fan più accanite di Kang Min Hyuk, che vogliono recuperare tutta la sua produzione, anche quella in cui fa la parte del pirla.
Se questo drama riesce a risparmiarsi una completa Caporetto lo deve solo alla tagline conclusiva, che sbuca a sorpresa fra i titoli di coda dell’ultimo episodio. “Non ti credere di diventare adulto, a 30 anni sarai appena appena più sveglio di quando ne avevi 20”: dopo 15 episodi in discesa libera regista e sceneggiatrice rassegnano le armi; non è colpa del soggetto, c’est la vie.
Tralasciando la provvidenziale epifania finale, HTBT cammina sulle uova già dall’episodio 10, incasinando psiche e sentimenti dei suoi protagonisti in modo completamente inverosimile. Peccato, perché l’idea di partenza è buona, i primi episodi avvincono (complice l’insolita durata di 20 minuti), il cast convince, le attrici sono pure vestite bene. Però davvero la relazione fra Seo Ji-won e il suo main leader è un mix di Lady Vendetta e un dramma borghese dell’Ottocento. Per non parlare della coppia n. 2, vivacizzata da un affascinante toy boy profondo d’animo e infante nei modi, che non sarebbe credibile neanche se lo show si ambientasse al quartier generale dell’ACR.
Insomma, un’occasione persa di cui consiglio la visione solo alle fan più accanite di Kang Min Hyuk, che vogliono recuperare tutta la sua produzione, anche quella in cui fa la parte del pirla.
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